Testimonianze - Mons. Aldo Tocchetto
Testimonianza di mons. Aldo Tocchetto, preparata nel 1994, anno precedente l'apertura del Processo di Canonizzazione della Serva di Dio suor Baseggio, ( 1995 ) è ricca di spontaneità e piacevolezza, ricorda numerosi validissimi sacerdoti del nostro Seminario Diocesano e sul quale apre un piccolo, piacevole spiraglio di vita. Don Aldo era nato a Rovigo il 16 dicembre 1922, era stato ordinato prete il 7 luglio 1946 dal vescovo mons. Mazzocco e accanto, in quel giorno, aveva il Rettore mons. Giavarini e il Padre spirituale mons. G. Pavani. Prestò servizio come cappellano a Lusia , Ceneselli e S. Apollinare e fu parroco di Fenil del Turco per 11 anni. Per motivi di salute lasciò la parrocchia, ma collaborò coi parroci di S. Antonio in Commenda e di S. Bortolo. Il confessionale , la Casa di Riposo, l'Ufficio parrocchiale, l'Apostolato della preghiera e la San Vincenzo sono i nomi del suo servizio.
"Esulto nel Signore" con la Chiesa rodigina che si dia finalmente avvio al processo canonico per la eroicità delle virtù della privilegiata creatura Suor Felicita Baseggio, dopo purtroppo tanti tentativi andati a vuoto, da parte soprattutto di eminenti sacerdoti che ne avevano ammirato le preclare virtù evangeliche e raccolto la fama di santità.
Ecco quanto testifico attingendo ai ricordi della mia lontana e spensierata giovinezza, vissuta all'ombra della chiesa e nel clima intensamente religioso della mia famiglia e del Seminario diocesano. I miei nonni paterni erano Tocchetto Giovanni (1856 -1927) e Pavanello Elisabetta (1857 - 1940). Il nonno era trevigiano di Montebelluna qui approdato forse al servizio del Vescovo trevigiano Antonio Polin; fu poi sagrestano sollecito e attento al Cristo, a S. Domenico, al Duomo, ma soprattutto alla Rotonda ove abitava proprio accanto all'area che aveva visto il Convento di M. Baseggio. Fu poi discepolo e ammiratore di Mons. Sichirollo, Mons. Bigon, Mons. Viani. Mons. Vallin, Mons. Bonincontro, Mons. Zanchetta e don Enrico Pugina, mansionario del Duomo, col quale avvicinava le famiglie della città nel giro annuale della raccolta delle offerte della Madonna delle Grazie. Probabilmente al "Cristo" conobbe le sua futura compagna, Pavanello Elisabetta, di distinta e religiosa famiglia, rodigina. Il fratello della nonna Giuseppe fu notaio a Cremona, il fratello Don Luciano mansionario al Duomo. La nonna, assieme alla sorella Gaetana era collaboratrice dell'oratorio femminile di Mons. Cattaneo ( sacerdote che aveva iniziato a scrivere una biografia di Suor Baseggio) presso la chiesetta del Cristo. Entrambi i nonni avevano una fede semplice, ma profonda, alla quale ispiravano tutta la vita, fatta di lavoro, preghiera, dedizione al prossimo. Spesso la nonna passava di chiesa in chiesa a prendere come popolarmente diceva "perdonanza". Ma quale edificato stupore le prendeva quando parlava e riferiva fatti della Baseggio, come familiarmente la chiamava la gente, forse riferendosi al tempo passato fuori del Convento. La Baseggio era una grande donna di Dio, intelligente, perspicace, discreta, pietosa, coraggiosa, che camminava alla presenza di Dio, col quale parlava e aveva comunicazioni mistiche e risposte profetiche. Era sempre pronta e disponibile per accogliere, ascoltare, tutte le persone che accorrevano a lei, di tutti i luoghi più impensati per chiedere lumi, grazie, guarigioni. Essa era sempre pronta, maestra saggia, potente interceditrice, anche per risolvere i problemi più intricati, spesso gli interventi diabolici seri o supposti, provocati da abili fattucchiere, persone che approfittavano della ignoranza superstiziosa del popolino. Così era tutto un accorrere fiducioso e trepido a lei; tutti confortava con soavità, pazienza, speranza. Spesso per avvicinarla si doveva fare estenuanti attese e circolavano in città episodi di singolari, prodigiosi interventi ed era tutto un fiorire di fatti dal sapore francescano.
A tutto questo aggiungo quanto sentito dallo zio paterno, Don Augusto Tocchetto, di altri eminenti miei educatori: Mons. Turrini, Mons. Pavani, Mons. Marega, ma soprattutto Mons. Giavarini, del quale ricordo il fervore e l'entusiasmo col quale parlava, specie a scuola, della Serva di Dio, della quale stava lavorando alla biografia. Spesso come premio scolastico ci portava in Pinacoteca del Seminario a vedere i cimeli della santa: il lino delle stigmate, il cilicio, la maschera di gesso, la lampada d'argento, il quadro della Natività, appartenuti alla Serva di Dio. Ricordo il fervore della festa pel trasporto del corpo nella chiesetta delle Trinitarie e il regalo personale che ci fece della biografia della Serva di Dio, prima di morire. Mi ricordo che fu stampata con i soldi che la tipografia delle Grafiche gli doveva come liquidazione del suo sevizio prestato.